Le primarie del PD calabrese sono da sempre causa di maggiori attriti e
di più profonde divisioni, rispetto a quelle che si volevano/potevano
risolvere e superare, facendole. Del resto come il cancro non si cura
con l'acqua di Lourdes, la democrazia non si difende con primarie
muscolari, con pacchetti di tessere, con clientes, con bande che
contrastano bande, con ricorsi e azioni giudiziarie, con guerre
personali. E così tra una guerra ed un'altra svanisce l'esigenza della
Politica, il dovere di chi si candida di dire qual è il suo progetto
piuttosto di indicare chi è il suo nemico, la curiosità del cittadino
di conoscere l'idea di Regione che sposa votando tizio piuttosto che
caio. Primarie imperfette, quindi, e con tante zone grigie, che non
garantiscono nessuno, neanche chi vince. Ma funzionali ad un sistema di
oligarchia consolidata che sopravvive a tutte le stagioni e che trova
sempre un tavolo utile per accordarsi, cartina di tornasole per tenere
nel gruppo anche le anime belle di quanti pensano di poter concorrere
ad una competizione aperta, leale e contendibile e invece legittimano
soltanto una corsa alterata in cui il nome del vincitore è già scritto,
perché frutto di un accordo spartitorio che include e accontenta tutti
quelli che non hanno alcuna difficoltà a sporcarsi le mani. Il Pd è
anche questo, prendere o lasciare.
Bravo Mario!
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