lunedì 22 settembre 2014

Serve un segno di rispetto per la gente in questa bassa marea, serve un lampo nell'aria che si accenda oppure un'idea.


Caro Presidente Renzi,
Da domani ogni giorno che passa é un giorno di ritardo rispetto alle promesse assunte nei confronti delle imprese che stanno fallendo in nome dello Stato.
Mi ero ripromessa di darti credito e di restare nel Pd, sperandoci davvero, anche se era difficile crederci. Ma ci ho sperato come un malato terminale che non si rassegna e crede di potercela fare, ostinatamente, fino a spegnersi illudendosi di guarire.
E come i malati terminali ho visto imprese, lavoratori, commercianti, artigiani, crederci, continuare a soffrire per contribuire a costruire una nuova Italia e poi gettare la spugna, lasciarsi andare, morire per avere lavorato e pagato le tasse al Paese che é diventato il carnefice da cui difendersi, perchè subdolo e tiranno come il peggiore usuraio, violento e invadente come la peggiore ndrina che ti taglieggia, ti impedisce di lavorare, ti uccide.
Oggi, salvo che domani mattina non mi stupirai con i bonifici sui conti delle imprese, mi tiro fuori da un partito e da un governo che é, sine titulo, il curatore fallimentare dell'Italia.
Come preannunciato ho aspettato il 21 settembre per decidere se rimanere nel Pd e passare dalla tua parte, oppure andare via e scegliere altri strumenti di rappresentanza.
È poiché nel Pd l'unica cosa che puoi fare, previo atto di fede e di subordinazione al capo, é la personale carriera di portaborse, segretario, consigliere, assessore, onorevole ecc. ecc., mentre non puoi incidere sul governo del territorio né difendere un'idea di politica, penso sia necessario e non piú rinviabile, anche per la personale difesa della dignitá di libera cittadina, dimettermi da un partito che in Calabria come a Roma e Bruxelless, vuole solo tifosi, spacciandoli per rottamatori e innovatori.
Lo so che dimettersi proprio ora che il Pd é al governo del Paese e che potrebbe, anzi dovrebbe a mani basse, andare al governo della città di Reggio Calabria e alla guida della Regione, é antieconomico e poco tattico, ma non mi sentirei a mio agio con la mia coscienza, non potrei guardare negli occhi i miei nipoti, né continuare a sperare in un Paese migliore, se restassi in questo Pd e alle predette condizioni.

La mia decisione, comunque,  più che per l'inettitudine  del Governo o del  Presidente del Consiglio espressione del Partito Democratico, fallimento ed inefficacia ampiamente prevista e prevedibile,  nasce piuttosto dalla convinzione che, come diceva mio nonno, "con questi soldati non andremo da nessuna parte",  tutti ormai persi nella semplicistica e comoda  convinzione del salvatore della patria cui affidarsi e darsi. Le battaglie e le sfide, invece, esigono  soldati motivati dalla necessità di raggiungere  un obiettivo comune, sotto  la guida tattica strategica di un bravo generale. Ma nessun generale potrebbe vincere una guerra con soldati che non hanno amor di Patria, ognuno dei quali combatte solo per se stesso, senza alcuna adesione ad un obiettivo comune da raggiungere. E' il segno della decadenza, della sconfitta  di un popolo che non ha più identità e che, singolarmente preso,  vuole campare di rendita parassitaria e, quindi, vuole che nulla cambi.
E' questo governo Renzi, pur nel tentativo enunciato ed annunciato di cambiare tutto, di fatti non cambia nulla,  né può farlo, potendo soltanto essere  utile a mantenere la casta al comando nella cabina di regia diretta a gestire la decadenza, la liquidazione coatta dello Stato. 
Pessimista? Forse! Ma realisticamente  è nelle scelte di fondo che registriamo il "non cambiamento". ANZI! 
Diversamente le priorità sarebbero state altre e non la modifica del bicameralismo perfetto. 
Il pagamento dei debiti alle imprese, per esempio, avrebbe consentito a molte famiglie di  ricevere lo stipendio che da molti mesi non percepiscono  più.
Ma noi del PD abbiamo preferito  prioritariamente  erogare   80 euro in busta paga a chi lo stipendio lo prendeva già, anche se miserevole. 
Si sarebbe dovuto  riformare il fisco, cambiando volto al Paese  attraverso la previsione della possibilità di  dedurre tutte le spese documentate, così sconfiggendo alla radice  l'evasione fiscale, la costituzione di fondi neri, le false fatturazioni ecc. ecc. 
E  invece facciamo la faccia feroce con la lavanderia di un paesino di 800 anime, che al massimo incassa €. 50,00 al giorno e stendiamo tappeti a prestigiatori  della elusione,  della evasione,  dei condoni, della delocalizzazione dei capitali di   holding e di  multinazionali .
Si sarebbe  potuto varare un vero e proprio piano industriale delle nostre materie prime, che non sono solo l'Ilva o  la Fiat, ma l'ambiente, il territorio, l'energia, la cultura, l'innovazione,  la ricerca.
E invece riparliamo di grandi opere, di nuovi appalti in un sud che sta vivendo la peggiore desertificazione umana di tutti i tempi, pur essendo in Europa l'unico luogo in cui, secondo manuale,   si dovrebbe registrare l'unica ripresa economica e demografica possibile. 
Avremmo dovuto garantire e difendere la libera  circolazione di ogni essere umano  nel nostro territorio, favorendo il loro accesso anche  nel resto dell'Europa,  ed invece continuamo a speculare  sull'industria dell'emergenza umanitaria,  mantenendo profughi e rifugiati in centri di identificazione, spesso  di proprietà,  comproprietà  o comunque riconducibili ai nostri rappresentati politici.
Avremmo potuto liberalizzare e legalizzare con norme chiare, la coltivazione e la commercializzazione delle droghe naturali, oltre che   gli atti di disposizione del proprio corpo qual è la prostituzione, sottraendoli al monopolio di  mafie e papponi,  salvando i nostri giovani dai concktail chimici  che inebetiscono i loro cervelli, spengono le loro passioni, uccidono il loro futuro, liberando donne,  uomini e transessuali dalla strada.
E invece nella migliore tradizione cattocomunista, bigotta, corrotta e speculativa   cosa facciamo anche noi del PD? Ci scandalizziamo, ci turiamo il naso, voltiamo lo sguardo altrove,  facciamo i moralisti rispetto al sesso, all'orientamento sessuale,  alla droghe e anche al rock  and roll, però udite udite,  troviamo del tutto normale  considerare  gli introiti illeciti, frutto del sangue e dello sfruttamento delle persone alle quali neghiamo la dignità umana,   utili alla determinazione del nostro PIL.
Per questo e per molto altro ancora lascio il PD, ritenendo del tutto inutile continuare a lottare in un partito che si avvita sempre su stesso e che finisce sempre e solo per garantire apparati, caste e lobbies che ne consentono la sua scalata e, quindi, la gestione in loro favore delle risorse pubbliche.
Per cambiare ci vuole coraggio, lealtà, libertà e onestà, almeno quella intellettuale.
Nel PD la maggioranza si compatta sempre sull'ignavia, sul trasformismo, sugli accorduni.
No in my name.
Stop.

http://www.youtube.com/watch?v=LWl2TAKOUp4

lunedì 15 settembre 2014

Democrazia, questa scomoda sconosciuta

Da quello che leggo sembrerebbe che la luna di miele tra Renzi e l'Italia stia per finire, ovvero,  pare, e il condizionale è d'obbligo,  che gli italiani come di consueto,  con tempestività ed acume, hanno capito che neanche Renzi potrà modificare lo stato delle cose se nessuno di noi è pronto a modificare qualcosa nel proprio stile di vita. Quindi dalle stelle lo porteranno alle stalle, come già capitato al Berlusca,  al Monti e a tutti gli altri uomini della provvidenza.
E certo deve essere proprio duro rassegnarsi al fatto che lo sfasciume in cui versiamo è la conseguenza della nostra totale mancanza di educazione e di maturità alla democrazia.
E di fatto è evidente che noi non siamo adatti, visto come abbiamo ridotto la res pubblica!
Noi abbiamo bisogno di un capo, di un padrone, di un feudatario, di un duce, di un condottiero, di un premier, di un caporione o capobastone, sotto la cui egida ripararci, da cui prendere ordini, ma al quale magari rubare e sottrarre con scaltrezza anche quello che ci spetterebbe di diritto, e a cui accollare le colpe quando le cose non vanno bene, o comunque sottrarsi dalle responsabilità nel nome di un atto dovuto per legge.
Un po' come quello che si difende dicendo di avere ucciso nell'esecuzione di ordine dal quale non poteva sottrarsi per legge o nell'adempimento del proprio dovere.

martedì 2 settembre 2014

La famiglia è un diritto di tutti

 
 
A proposito della recente giurisprudenza favorevole all'adozione di un minore da parte di una coppia di donne e alla querelle che ne è scaturita, mi rammarica constatare come in Italia riusciamo a fare demagogia e campagna elettorale su tutto, anche su temi così delicati ed intimi. Nel merito preciso che la sentenza è più che giusta e che non è un atto atto rivoluzionario né una interpretazione estensiva e abnorme della legge. Tutt'altro! Trattasi di un atto dovuto, di una decisione corretta, logica e motivata, con cui si è semplicemente e finalmente preso atto e "dichiarato con sentenza" che, il principio fondamentale sotteso , l'interesse giuridico tutelato con l'istituto  dell'adozione, non è diretto a garantire "UN FIGLIO" a chi non ha avuto la fortuna di partorirne uno legittimamente o naturalmente (come volevano gli antichi romani prima, il codice napoleonico poi e quello civile italiano del 1865), ma di dare una "FAMIGLIA" ad un minore che ha avuto la sfortuna di non avere un padre e una madre e ciò in forza della  Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, nota come Convenzione dell'Aja, ratificata dal Parlamento italiano il 31 dicembre 1998 con la L. 476,  e anche in forza della nuova dottrina cattolica nata con il Concilio Vaticano II (18 novembre 1965), nel decreto Apostolicam Actuositatem (apostolato dei laici), cita «fra le varie opere di apostolato familiare ci sia concesso enumerare: adottare come figli propri i bambini abbandonati».
Per un bimbo, per un minore, per un adolescente, ogni contesto in cui vi è un centro di affetto e di organizzazione domestica stabile, tale da consentire un percorso educativo di crescita psico-fisica ed affettiva sereno o maggiormente sereno, è da preferirsi all'abbandono, al collegio, alle case famiglie, agli affidamenti annuali  a rotazione, che non consentono uno sviluppo sano  della persona umana.

lunedì 1 settembre 2014

PrimarieSi, primarieNo, primarieNi, #LaTerraDeiFichi e anche dei cachi, anzi delle cachesse.
C'é un modo per sganciarsi dalle Stasi, dai Corbelli, dai Piddì uni e trini, da vecchi e nuovi servitori della ditta a scapito della Calabria?
Esiste una legge elettorale democratica per contendere e sottrarre la Calabria a coloro che l'hanno resa sporca, brutta e cattiva, affinchè ognuno di noi ne fosse disgustato solo a sentirne il nome e rinunciasse all'impresa di un buon governo?
Quanti sono i calabresi realmente offesi ed economicamente danneggiati da costoro che vegetano e prolificano grazie al mantenimento dello stato di bisogno che è bacino di approviggionamento clientelare e di consenso?
Quanti calabresi sono pronti a metterci la faccia senza usare l'impegno e il dissenso come strumento per alzare il prezzo con i soliti noti?
Quanti vorrebbero e saprebbero opporre resistenza e soprattutto per fare cosa, come, quando e con chi?
Ho visto troppi incendiari trasformarsi in pompieri,
tanti giovani dismettere la funzione di cittadinanza critica per indossare la giacca e cravatta del borghese con il posto fisso nella struttura del capo corrente, dio in terra,
molte donne barattare i proclami di libertà ed emancipazione in cambio di una nomina, di un incarico, di un patto sottoscritto in nome e per conto del padre, del figlio, del marito, del fratello, dell'amante, del padrone, non importa se vivo o morto.
Insomma, ho visto e udito troppi "armiamoci e partite", ho incontrato troppa codardia e ignavia, quella che ti sosteneva nell'indignazione e ti invogliava nelle battaglie, saltare sul carro del vincente di turno, magari utilizzando il tuo nome per patentarsi di verginità impossibili.
Ecco perchè ai molti che mi chiedono perchè non continuo la lotta dico e rispondo che io sono pronta, sempre, come se fosse la prima volta.
Ma stavolta voglio venirvi dietro, fatela voi la strada, io vi seguo, nella scia, come nel volo dell'oca.
E se la strada che mi indicherete sarà credibile spingeró il carro con tutte le forze di cui dispongo.
Sennò ciao, ho altro cui pensare e obiettivi veri e seri da raggiungere.