mercoledì 25 febbraio 2015

Quando l'omofobia viene amministrata, servita e pagata nel nome, per conto e con il conto degli italiani

Avendone avuto l'autorizzazione, benché l’ordinanza è già un atto pubblico,   e comunque espunti  i dati e le informazioni sensibili del procedimento e  dei nomi di entrambi i coniugi (posto che la controparte potrebbe non gradire),  oggi vi parlo di tre ordinanze  emesse nel corso di un processo per la cessazione degli effetti civili del matrimonio (divorzio), a tutt’oggi pendente presso il tribunale di Cosenza.  Il contenuto delle stesse attiene prevalentemente  alla rilevanza processuale e alla portata offensiva del termine "deviazione sessuale",   attribuita dal collegio difensivo di un coniuge (composto da due professionisti  del Foro di Cosenza) all'altro coniuge (da me assistito), insinuandone l’omosessualità,  attribuendogli  la responsabilità del divorzio  e la nullità del matrimonio,  ai sensi e per gli effetti dell’art. 122,comma 3, n° 1 del CPC.. Di fatto affermando che la mia assistita  è omosessuale e, in quanto tale,  affetta da una "malattia fisica o psichica o di una anomalia o deviazione sessuale”, tale da impedire lo svolgimento della vita coniugale. 
Tutto ciò nel nobile tentativo, dichiarato in udienza, di ottenere la cancellazione in via retroattiva  dell'assegno di mantenimento di €. 200,00, già deciso e fissato dai coniugi in sede di separazione consensuale. E comunque  la  mia assistita aveva già dichiarato di rinunciarvi. 


In un primo momento l'inciso "devianza sessuale", su istanza della sottoscritta, che ne ha sollevato l'offensività,   è stato espunto  con  ordinanza  del Giudice, Dott.ssa Antico, del 13.05.2013.
Successivamente  su invito del Giudice Palma,  giusta ordinanza del 24.11.2014,   i due coniugi sono stati invitati a comparire in udienza, a fornire chiarimento e, comparsi all'udienza del'8.01.2015, hanno aderito all'invito formulato dal Giudice raggiungendo l'accordo sulle condizioni di divorzio.  Il Giudice  nella stessa udienza  trasmetteva  la causa al Collegio   per la decisione.




















Era tutto troppo bello per essere vero, perché era come se  la civiltà giuridica laica,  illuminata e libertaria,   avesse finalmente messo piede anche in Calabria. 

Ma al posto della sentenza è arrivata un'altra ordinanza, qui si seguito pubblicata.


La decisione assunta dal Tribunale bruzio nella Camera di Consiglio del 19.02.2015, presieduta dalla Dott.ssa Rosangela Viteritti,  sopra riportata,  in barba all'economia processuale e alla necessità di favorire le conciliazioni, ha  disposto la  rimessione della causa sul ruolo per l'espletamento di una ulteriore fase istruttoria cui le parti, assistite dai loro avvocati,  avevano congiuntamente  rinunciato. Tutto ciò contro ogni principio di ragionevolezza, di legge e di buon senso. Contro lo stesso accordo raggiunto  dalle parti grazie allo sforzo umano e giudiziario compiuto dal Giudice Palma, che ha adempiuto caparbiamente al dovere che grava su  ogni Giudice: favorire, in ogni fase e grado del processo, la conciliazione delle parti e il raggiungimento di un divorzio consensuale.
Una decisone, dunque,  discutibile anche sotto il profilo di violazione nel principio della  domanda e del pronunciato, tenuto  conto che  gli avvocati di entrambi i  coniugi, che hanno anche sottoscritto, hanno rinunciato ai termini per il deposito delle memorie conclusive e dopo una breve discussione, ne hanno chiesto la decisione.
Ma l'aspetto più duro da dover  accettare, la parte che mi lascia più sconcertata,  offesa, basita, per la gravità  del messaggio che si rilancia,  è la leggerezza con la quale il Tribunale di Cosenza,  ha disposto   d’ufficio  la revoca dell'ordinanza che  espungeva l'inciso "devianza sessuale",   perchè a suo giudizio  "... trattasi di formula ripetitiva di quella contenuta nell'art. 122, comma 3, n° 1, CPC, il cui utilizzo non ha alcun intento offensivo della  controparte, ma trova giustificazione nell'esigenza difensiva connessa alla proposizione della domanda di annullamento del matrimonio..." Con ciò  affermando, di fatto,  che l'omosessualità è  una malattia fisica o psichica o una anomalia o una deviazione sessuale.
Ovviamente al Tribunale di Cosenza poco importa se l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con risoluzione  del 17 maggio 1990, ha finalmente affermato che l’omosessualità non è una malattia, bensì una variabile normale del comportamento sessuale umano.
Così come poco importa se  la dottrina e la giurisprudenza più qualificata e di  più recente e civile formazione, ritiene che il matrimonio  può essere annullabile anche per l’omosessualità tenuta nascosta  del coniuge, se questo abbia indotto in  errore l’altro coniuge e se non abbia consentito lo svolgimento della vita coniugale,  ma  non certo a norma del dell’art. 122, comma 3, n° 1 del codice di procedura civile, proprio  perché la omosessualità (precedente, successiva, dichiarata, nascosta ecc. ecc. ecc)  non  è una malattia e non può essere indicata come una devianza. Tutt'al più  la nullità può essere richiesta e dichiarata  ai  sensi e per gli effetti  del comma 1 dello stesso articolo,  per errore sull’identità complessiva del coniuge e  sempre che il coniuge,  pur sapendo  di essere gay,  lo ha taciuto volontariamente, inducendo l’altro in errore,  e comunque, cagionando l’assenza di rapporti sessuali nel matrimonio (Tribunale di Milano 13 febbraio 2013)
PS: i coniugi in questione si sono separati perché, come tante altre coppie, dopo anni di amore e di passione, di fidanzamento e di  matrimonio, nel quale sono nati anche due figli (e certo non per opera dello spirito santo) oggi adolescenti, dopo anni di lavoro e di progetti condivisi,  hanno smesso di amarsi. Non si sono più cercati, non si sono  trovati, né  voluti. The End!  Tutto qui!
Tanto è vero  che l’altra parte, e cioè il marito della mia assistita, che oggi è uno splendido cinquantenne, già da prima della pronuncia della separazione consensuale (omologata in data 9.10.2008)  convive con una giovane donna, oggi appena ventenne (e quindi a conti fatti all’epoca forse appena quindicenne), che da pochi mesi lo ha reso di nuovo papà.


PPSS: I danni materiali e morali che ha subito e subirà la mia assistita per il comportamento a dir poco persecutorio ed omofobo della controparte e i costi giudiziari  conseguenti  la decisione assunta dal Tribunale di Cosenza, purtroppo sono, un gran parte,  a carico di noi contribuenti dal momento che la mia assistita è stata ammessa al gratuito patrocinio perché nullatenente e disoccupata, perché i giudici sono dipendenti pubblici, perché il ritardo con cui interverrà una sentenza giusta ci indurrà a chiedere il risarcimento danni allo Stato Italiano, nel cui nome la giustizia viene amministrata.
Per ridere:
Un mio conoscente, proverbialmente poco gay friendly e poco raffinato, sostiene che “è troppo facile fare i gay con il culo degli altri”. Permettetemi di essere altrettanto raffinata affermando di riflesso che  è troppo comodo offendere, negare i diritti, discriminare e azzardare giudizi e pregiudizi sulla sfera sentimentale, speculare sulla fatica di vivere, sulle ferite, sui percorsi affettivi di ognuno e sull’orientamento sessuale delle persone con i soldi del contribuente”.


giovedì 19 febbraio 2015

A Louis Conetta, indotto al suicidio dalla Stato Italiano

In Italia Equitalia uccide di più.
L'ISIS, le sue agghiaccianti esecuzioni, le sue minacce e farneticazioni, le preoccupazioni di quanti si preoccupano e di quelli che devono occuparsi di quelli preoccupati, sono ipotesi preoccupanti.
Tanto più che, in Europa, nel nome dell'ISIS,  si trasformano in terroristi i figli dell'occidente cattolico, cittadini della civile e bella Danimarca, della Svezia, della Francia.
In Italia la tensione è altissima e sono tutti pronti a fare di tutto, anche la guerra nel nome della pace.
Ma in Italia, da anni e a tutt'oggi, e non è tranquillizzante, si registra un numero maggiore di morti suicida per colpa di Equitalia, che non taglia alcuna testa, ma che induce ogni giorno qualcuno a tagliarsela in proprio.
Ma né la #pinotti né #renzi, né altri, hanno inteso fermare la macchina mortale di riscossione pubblica, nemmeno rispetto ai casi in cui lo Stato è la causa della crisi della piccola impresa.
Addio Louis, morire non è bello, decidere deliberatamente di farlo per mano propria è orribile.
E intanto non risolve il problema.
Decidere di morire a 56 anni per colpa di uno Stato tiranno è    una sentenza di condanna che spero di non dover più leggere da nessun'altra parte al mondo.

lunedì 16 febbraio 2015

Figli (fedeli servitori dello Stato Padre Padrone, Tirrano ed Iniquo) e figliastri (quelli di secondo letto o altrimenti detti spuri, orfani di uno Stato mancato, tradito, offeso)


Auguro una felicissima settimana a tutti gli Ispettori del Ministero del Lavoro e alla Guardia di Finanza che da stamane sono alacremente all'opera per le vie e per le valli nei comuni e nelle contrade di Rio Bo.
Capisco che vi è  stato chiesto, e non potete esimervi,  di rimpinguare le  casse del nostro Erario  con qualche singola  e minuta multa in danno  delle piccole imprese, dei lavoratori autonomi, degli artigiani,  e cioè di quelle  poche aziende rimaste ancora in piedi  per orgoglio, grazie alla conduzione familiare  e che sono l'ultimo sospiro vitale di questo Paese e anche l'unico argine alla desertificazione dei nostri centri storici, delle nostre provincie.
Capisco anche che i vostri premi di produzione, i vostri stipendi, potrebbero passare dall'ammontare delle sanzioni andate a buon fine e  che portano la vostra firma nel verbale di accertamento.
Capisco e comprendo. Del resto tutti teniamo famiglia. 
Volevo però rammentarvi che l'esiguità dell'importo delle  multe e delle sanzioni amministrative comminate,  che anche in caso di palese ingiustizia suggerisce la non proposizione dell'opposizione, visto il costo per l'accesso alla Dea  Dike,  non è indolore e il dolore non guarisce, non passa decorsi i sessanta giorni dal pagamento.
Ma anima, fomenta, alimenta  quel sentimento di profonda ingiustizia e frustrazione che  assale i cittadini onesti, sempre più intristiti ed incaxxati,  che,  ancora, malgrado tutto, lottano per far dire a Renzi, il vostro attuale datore di lavoro,  nonchè nostro fedelissimo  dispensatore di serenità, che il 2015 sarà l'anno dell'Italia.
In attesa che l'anno dell'Italia arrivi e che si faccia vedere anche nel Paese di Rio Bo, cordialmente saluto.
Avv. Fernanda Gigliotti

https://www.youtube.com/watch?v=nb89DFXvBvs




giovedì 12 febbraio 2015

Una storia sbagliata

Non ce ne libereremo mai. I nostrani   Eva Kant e Diabolik tornano sempre in auge e sempre con la loro oscura  storia passata fatta di incarichi, di  gestione di pubbliche risorse in favore di aziende, enti, società molto care ai  tesorieri, ai  segretari, ai deus ex machina  del PCI, PDS, DS, PD.
Storie ed intimità economiche  che garantiscono loro  un  granitico futuro alle nostre spalle.
Di certo loro sono i collettori politici tra il territorio calabro con le sue emergenze e le imprese amiche dei capi che quelle emergenze hanno interesse a governare.
Dall'ambiente, alla depurazione, all'eolico, alle attività produttive.
Nulla di illegale e/o criminale -forse- ma di certo un grande affare di famiglia e di cordata politica.
E questa  è la solita vecchia storia, una storia antica, di una gestione dissennata e personalissima dei soldi pubblici, una spirale di professionisti nominati tali sul campo perchè mogli e figli di politici e di politici eletti e nominati sul campo perché mariti e mogli di manager cui sono stati affidati fiumi di danaro per foraggiare clientes .
Una speculazione economica e politica, un furto di speranze, che ha prodotto la dequalificazione dell'imprenditoria calabrese e l'arricchimento di una classe politica che, ancora oggi, è classe dirigente di questa regione e che è è azionista n^ 1 del Pd Calabrese, della Giunta Oliverio.
Non so e non credo che tutto questo bastava o basti a mandarli in galera, ma sicuramente sarebbe dovuto bastare a farli restare a casa a mandarli a lavorare o a imparare un mestiere, uno vero.
E invece no, loro sono sempre in prima fila, comprano il consenso e il silenzio interno ed esterno al partito, accontentano giovani e vecchi a condizione di affiliazione incondizionata.
E soprattutto, hanno coagulato intorno a loro e alle aspettative di una lunga fase di governo delle risorse pubbliche, sotto l'egida del governo Renzi, della giunta Oliverio e magari del sindaco Adamo, tutto uno stuolo di pseudo intellettuali di sinistra, di giovani, di antichi competitor.
E allora sai che c'è? Che amaramente, dolorosamente, faticosamente occorre prendere atto che aver pensare che gli altri fossero meglio è stato un errore fatale. Non solo sono peggio, ma non hanno avuto nemmeno il coraggio di mantenere le posizioni e le distanze malgrado le loro presunte autonomie e professioni "affrancanti" dal bisogno della collocazione politica per necessità, il loro essere medici, avvocati, architetti ecc .ecc.
Tutti avrebbero voluto essere al loro posto, ma di fatto è molto piú comodo stare sul loro libro paga.
Allo stato pertanto, ed il mio non è un endorsment ma una presa d'atto e il riconoscimento dell'onore delle armi in favore di chi si è sporcato le mani, ma sporcate di brutto, per conquistare e mantenere nel tempo gli scranni del potere, loro sono giganti tra tanti nani che, per paura di dover sudare troppo o di perdere il minimo garantito, si sono accordati con gli antichi nemici. http://www.laprovinciadicosenza.it/index.php/component/k2/item/337-nicola-enza-e-i-409-miliardi-del-piano-telcal