giovedì 11 dicembre 2014

 


La Calabria da Bere in una Italia in coma etilico
Non riusciamo proprio ad essere normali.
Wanda Ferro, candidata Presidente alle ultime regionali per il centro destra, non entra a far parte del Consiglio Regionale Calabrese, esclusa per legge regionale.
E' come affermare il principio secondo cui che la minoranza non ha diritto di essere rappresentata in consiglio dalla persona che ne ha incarnato il progetto politico.
Una evidente e stridente contraddizione, oltre che una incostituzionalità manifesta della legge.
Nel merito Wanda Ferro, ha militanza politica e competenza amministrativa almeno quanto Mario Oliverio. Ma ha pagato il prezzo di essere l'unica faccia presentabile nel centrodx del dopo Scopelliti e un consiglio regionale uscente, per massima parte suo nemico perché non confermato, l'ha punita con una legge elettorale capestro, figlia di una premeditazione evidente, adottata con le correzioni imposte dal governo Renzi (colpose, dolose, dovute?) a pochi giorni dalla convocazione dei comizi elettorali.
Dopo il crollo del modello reggio, di pochi mesi preceduto dalle dimissioni di Traversa da sindaco di Catanzaro, che non aveva voglia alcuna di fare il caporale di Scopelliti , era chiara e certa solo una cosa nel cdx: che la leadership morale e politica di "quella parte" sarebbe stata naturalmente di Wanda Ferro.
La stessa Ferro che rinunció ad entare in giunta regionale quando le venne chiesto e che ha condotto una battaglia elettorale seria e severa, sopratutto con se stessa, cercando di fare tabula rasa, e in parte riuscendoci, nelle sue liste, dicendo no a molti impresentabili che sono stati in gran parte accolti, invece, nelle liste a sostegno del nostro Presidente.
A Wanda Ferro esprimo solidarietà e sostegno dalla mia posizione di sua oppositrice politica, e offro la mia disponibilità a condividere, sia legalmente che politicamente, la sua battaglia contro una legge elettorale che viola il diritto della minoranza di essere rappresentata dal proprio candidato di coalizione.
Una legge elettorale capestro, assunta di fatto in un semestre bianco del consiglio regionale, la cui applicazione letterale, ancorché incontestabile, non si traduce in una sanatoria di un vulnus costituzionale enorme.
E forse sarebbe il caso di imporre che leggi come quelle elettorali, incidendo sul diritto di rappresentanza e sull'esercizio e difesa del metodo democratico costituzionalmente previsto, fossero assunte da un Consiglio Regionale con pieni poteri, legittimo nella costituzione e nella rappresentanza, con una maggioranza qualificata degli aventi diritto al voto e non dei presenti alla votazione.
Questa invece è stata voluta e votata il 19 settembre dal centrodestra con la complicità del centrosinistra complice e consociativo, presenti in un consiglio di fatto commissariato, con un Presidente di Giunta decaduto, un Presidente facente funzioni non elettivo e, comunque, tutti alla fine di un mandato.
Sarebbe come affermare che il Presidente della Repubblica uscente possa, nel semestre bianco, promulgare una legge assunta a maggioranza, nella quale stabilisca termini e modalità di nomina del suo successore.
Qui  in Calabria, noi  facciamo così: abbiamo affidato la legge "ari scarpari.

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