Oggi, con una sentenza di condanna e con la legge Severino, deve dimettersi.
Scopelliti non poteva non sapere e il "Modello Reggio" è di chi usa la cosa pubblica per finanziare le proprie carriere politiche.
Precisamente il 20 aprile 2012, rilasciavo un'intervista a Il Dispaccio nella quale presagivo l'apertura di scenari giudiziari complessi, che avrebbero innescato tortuosi e logoranti percorsi politici per la Calabria e per i calabresi. Se il principio di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna è un principio di civiltà giuridica, quello di essere al di sopra di ogni sospetto nel Governo della Cosa Pubblica, è il principio dei princìpi.
Asserivo che Scopelliti dovesse dimettersi perchè nessuno può rimanere al suo posto quando pesanti indizi di colpevolezza ne hanno giustificato il rinvio a giudizio in un processo dal quale la sua potenziale accusatrice e presunta complice vi si è sottratta togliendosi la vita.
E non si può governare una regione difficile come la Calabria con un fardello così pesante sulle spalle.
E non si può liquidare il caso con le due parole magiche "chiarirò tutto", quasi a volere sostenere che il buco nel bilancio comunale di Reggio Calabria lo abbia provocato la Fallara all'insaputa del Sindaco che a quell'incarico così delicato l'aveva personalmente scelta e destinata, tra i moltissimi altri potenziali dirigenti.
Ed è inverosimile che la Fallara abbia gestito il bilancio del Comune di Reggio Calabria tutto da sola e tutto per sè, all'insaputa di Scopelliti.
Sarebbe un'offesa alla nostra intelligenza di cittadini.
Leggi il mio punto di vista anche su Il Dispaccio del 20 Aprile 2012 (clicca)
(Giuseppe Scopelliti e Orsola Fallara) |
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