Con Pasquale Porchia
ricordando Emilio Argiroffi che ricordava "a cummari c'u pidicuddu" che a sua volta ci ricorda comari e comparucci di
"pastette"... ogni riferimento non è puramente casuale.
Me' cummari c'u' piticuddu
quannu mancia n
on bbidi a nuddu,
quannu llesti di manciari
gghiama a tutti li so' cummari.
quannu mancia n
on bbidi a nuddu,
quannu llesti di manciari
gghiama a tutti li so' cummari.
TRADUZIONE LETTERALE:
La mia comare con il gozzo
quando mangia non vede nessuno,
quando finisce di mangiare
chiama tutte le sue comari.
TRADUZIONE SOSTANZIALE
Caro compagno tu lavori ed io magno.
La mia comare con il gozzo
quando mangia non vede nessuno,
quando finisce di mangiare
chiama tutte le sue comari.
TRADUZIONE SOSTANZIALE
Caro compagno tu lavori ed io magno.
Sempre con Pasquale Porchia,
dopo Argiroffi, discutendo della relatività della vita, dell'amore e
della morte, siamo passati a Dino Campana, alla sua follia, alla sua
Sibilla Alerano, alle sue rose che non erano le nostre, quelle che
brillano solo nei rovi al sole del mattino e poi sfioriscono e i petali cadono... sempre.
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorate sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorate sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
Giulia con il prof Pasquale Porchia Chi è più lisciotto tra Giulietta e Pasqualotto? :) |
la mia nuova rosa |
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