sabato 22 febbraio 2014

 E già, quando noi ci ammaliamo, a chi inoltriamo il certificato di malattia?

La lotta di Daniela per i diritti delle lavoratrici

I liberi professionisti che si ammalano di cancro non hanno tutele. Per questo Daniela Fregosi ha deciso di portare avanti una battaglia per tutte le donne, attraverso l'informazione, la disobbedienza fiscale e una petizione online.
 
Un tumore sconvolge l’esistenza e spesso anche il conto in banca. Per i lavoratori autonomi la situazione può diventare drammatica: anche nel caso di una malattia grave come il cancro, infatti, esistono pochissimi ammortizzatori sociali. Per portare questa situazione all’attenzione pubblica, una giovane donna, a pochissimi mesi dalla diagnosi di un tumore al seno, ha deciso di intraprendere una faticosa battaglia sociale. Si chiama Daniela Fregosi, una libera professionista nel settore della formazione aziendale. Da dicembre ha dato inizio alla sua disobbedienza fiscale e ora, insieme all’Acta, l’Associazione Consulenti del Terziario Avanzato, sta portando avanti una petizione online (che attualmente ha raggiunto quasi le 5 mila firme) affinché i lavoratori autonomi che si ammalano ricevano assistenza e abbiano maggiori tutele. L’abbiamo intervistata.



Daniela Fregosi, a cosa ha diritto un lavoratore autonomo?
“Un lavoratore autonomo, iscritto per legge alla Gestione separata dell’Inps, ha diritto a un massimo di 61 giorni di malattia in un intero anno solare e l’indennità è calcolata sulla base dei contributi degli ultimi anni. Io, nello specifico, ho avuto 13 euro al giorno compresi i festivi. Ma un ciclo di chemioterapia può durare anche sei mesi, senza contare le possibili complicazioni dell’intervento chirurgico, come è accaduto nel mio caso. Allora si può ‘sperare’ di stare talmente male da ridurre a meno di 1/3 la propria capacità lavorativa: in questo caso si ha diritto all’assegno ordinario di invalidità – un assegno temporaneo che dà diritto a cifre comunque molto basse – o in alcuni casi all’invalidità civile. Anche qui, però, c’è la magagna: l’importo dell’aiuto economico viene stabilito sulla base del reddito dell’anno precedente a quello della malattia, e le soglie di riferimento sono bassissime. Fino a poco tempo fa lo sbarramento della percentuale di invalidità per ottenere aiuti economici era il 67%, ,ma ora è al 74%. Con un’invalidità civile dal 74% al 99%, per l’anno 2013 il limite di reddito per accedere al contributo è pari a 4.738,63 euro: una cifra ridicola per un lavoratore autonomo; con un’invalidità del 100% è invece di 16.127,30”.

E per la degenza ospedaliera?
“Noi lavoratori autonomi abbiamo diritto all’indennità di degenza ospedaliera. Peccato che nessuno lo sappia: non ne sono a conoscenza neanche i medici. Non dico che debbano spiegarci le leggi, ma credo che dovrebbero almeno sapere che questa possibilità esiste e suggerire ai pazienti di informarsi, così come dicono ai lavoratori dipendenti che esiste la legge 104. Altrimenti si rischia di scoprire di avere un diritto quando ormai i termini per richiederlo sono scaduti. Il certificato di degenza infatti deve essere trasmesso entro 180 giorni, calcolati dal giorno successivo alla fine del ricovero. E c’è un altro motivo per avere fretta: il rimborso viene stabilito non in base ai mesi totali di contributi versati, ma sulla situazione contribuiva dell’ultimo periodo: e cioè nei 3 mesi di contribuzioni accreditate nei 12 mesi che precedono l’inizio della malattia. Se a causa della malattia una persona non ha potuto lavorare e risultano pochi versamenti, non ha più diritto a nulla."

È stato difficile reperire queste informazioni?
“Dopo la scoperta del cancro ho cominciato a chiedere ai medici e al mio commercialista, ma nessuno sapeva nulla. Sono cominciate le lunghe file ai patronati, le attese con gli operatori del call center dell’Insp, che ne sapevano meno di me. Alla fine sono stata io a dover spiegare loro l’ultima circolare del maggio 2013 riguardante i lavoratori autonomi a gestione separata, che riguarda l’estensione del diritto alla indennità giornaliera di malattia e all’indennità per congedo parentale ai lavoratori iscritti alla Gestione separata. Mi hanno ringraziata per l’informazione. Insomma, meno male che me la cavo con internet, ma è stato molto faticoso affrontare anche questo, oltre alla diagnosi e alla chemioterapia. Ai malati dovrebbe essere sempre garantito l’accesso a tutte le informazioni. Sono stata contattata dall’Aimac, l’Associazione italiana malati di cancro, per lavorare insieme all’aggiornamento del loro opuscolo sui diritti, che ad oggi non riporta informazioni per i liberi professionisti”. 

Cosa chiedete con la petizione?
“Abbiamo inserito quelle che riteniamo le mancanze più gravi e che rasentano l’incostituzionalità, perché si fa una discriminazione tra i lavoratori. La protesta è questa: a parità di pagamento di tasse, e con un’aliquota Inps comunque alta, i lavoratori autonomi non hanno ammortizzatori sociali. Non si può salassare un contribuente per anni e poi, nel momento in cui diventa un paziente oncologico, trattarlo come se la sua vita professionale non fosse stata stravolta. Ci si aspetta che i liberi professionisti abbiano un’assicurazione privata, ma in molti non riescono più a sostenerne i costi. Si ricordi infatti, che anche per noi l’Inps è obbligatoria, e che negli anni l’aliquota è molto cresciuta: la mia attualmente è 27,72% e la vogliono portare al 33%. Personalmente ho una assicurazione malattia minima, che ha coperto solo i 5 giorni di mastectomia, altro non mi posso permettere con le tasse così alte”. 

In cosa consiste la sua disobbedienza fiscale e quali conseguenze si aspetta?
“Ho deciso di compiere un atto concreto, rifiutandomi di pagare l’acconto Inps arrivato lo scorso dicembre. Si tratta di circa 3.000 euro. Ora mi aspetto di ricevere una lettera formale di sollecito, alla quale intendo rispondere in maniera altrettanto formale, denunciando quello che ritengo un fatto vergognoso: chiedere un contributo a un paziente oncologico che a causa della malattia non sta lavorando. Io intendo pagare, ma il giusto: mi aspetto di poter saldare a consuntivo, in base al reale guadagno dell’anno in corso. Questa è una delle richieste della petizione: almeno dilazioniamo e alleggeriamo la tassazione”.

Quali ripercussioni potrebbe avere il suo gesto?
“Nelle mie ricerche ho scoperto che rifiutarsi di pagare le tasse ha conseguenze meno gravi di quelle che si possono immaginare. La cosa veramente grave è non dichiarare tutto quello che si è lavorato. Ma se si fa la dichiarazione e poi si ha difficoltà nei pagamenti, passa molto tempo prima che vengano richiesti. È importante che questo si sappia: conosco donne che sono in dubbio tra il pagare le tasse o le cure”.

La stanno contattando molte persone?
“Sì e devo dire che è faticoso, ma lo scambio è sempre molto bello. Io ho deciso di metterci la faccia, ma capisco chi non lo fa, perché un libero professionista che si ammala di cancro si brucia il mercato. Per quanto mi riguarda, spero che quello che mi è capitato possa rappresentare anche un’occasione per innescare il cambiamento verso una maggiore tutela dei diritti e difesa della giustizia. Come scriveva Tiziano Terzani prima di morire, un tumore ti concede una sorta di free pass, una carta premio con la quale puoi permetterti di dire e fare cose altrimenti impensabili”.

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