noi del PD non ci facciamo mancare proprio niente e, tanto per informarLa, sappia che la sottoscritta nel giornale Calabria Ora, sotto il pontificato di Sansonetti, non ha mai potuto pubblicare nemmeno un comunicato stampa perché l'ordine impartito dall'On.le Bruno Bossio è stato quello di censurare ogni cosa che parlasse di me, che portasse il mio nome, la mia firma o quella del Gruppo PD Calabria 25 Aprile.
La libertà di stampa, come quella politica, economica o di pensiero è rara.
Onorevole Bruno Bossio,
i colleghi tutti di questa redazione mi avevano riferito della sua boria sconfinata e anche delle sue reazioni irose in caso di “lesa maestà”. E quindi la sua lettera, ahimé, mi conferma in pieno quanto mi era stato anticipato. D’altra parte, quando venivo in Calabria per le vacanze o per soggiornare dai miei, restavo stupito di come questa testata sembrasse praticamente il suo ufficio stampa, pubblicando ogni suo comunicato con inaudito risalto, corredato da veri e propri book fotografici. Mi stupisce poi l’interpretazione a dir poco som- maria che lei fa del mio editoria- le di ieri.
Il riferimento ai politici del suo partito che ho incontrato effettivamente a Scalea (e non a Faler- na, come ho scritto per un lapsus, di cui chiedo scusa ai lettori, rin- graziandola per avermi fatto no- tare la svista, ndr) non riguardava affatto la sua persona e non capisco perché lei lo abbia dedot- to, solo magari con la speranza di farmi passare per bugiardo. Inoltre, se fossi stato così anelan- te a un contatto personale con lei, come dall’alto di una considere- vole autostima lascia intendere, non avrei atteso il 1° marzo, ossia due mesi e una settimana dopo la mia nomina, a mandarle l’sms che menziona, al quale lei ha risposto sposto un minuto dopo ringra- ziandomi a sua volta “per non aver abbassato la testa”. Una cosa che evidentemente non ap- prezza se qualcuno leva il capo nei suoi confronti.
È vero che l’ho ringraziata del suo sostegno dopo il blocco della rotativa. Poi c’era stato il suo silenzio sulla questione del probabile sottosegretariato di Gentile, silenzio pubblico intendiamoci. Perché era sempre lei che chiamava un collega della redazione dicendo che non poteva esporsi in pubblico sul “caso Gentile” perché Magorno aveva dato l’ordine del silenzio.
Gravemente screditante e offensiva, lesiva da un punto di vista professionale e umano, è la bugia che scrive circa mie richieste di documenti secretati. Sappia che in piena riunione di redazione l’ho chiamata in viva voce alla presenza dei miei colleghi per chiederle come mai documenti re-lativi in modo particolare al “Sistema Rende” fossero pubblicati da altre testate e noi non vi avessimo avuto accesso. Le posi questa domanda, come ricorderà, perché, pubblicamente, politici dell’Ncd ci stavano accusando di “censurare” le notizie relative a magagne di uomini della sinistra. Lei mi spiegò che erano secretati, che lei stessa, pur facendo parte della Commissione Parlamentare Antimafia, non era riuscita a ottenerne una copia, avendola richiesta, e la conversazione si è chiusa così, all’insegna del reciproco rispetto.
Io non intendo “condizionare" la libertà di pensiero di nessuno (in tutta coscienza è sicura di non averlo mai fatto lei?), mi sorprende soltanto che un politico come lei che ha avuto così tanto (persi- no troppo) spazio in questo giornale e ben prima della mia venuta, tanto da procurare imbarazzi e battute poco piacevoli all’indirizzo dei miei colleghi, non abbia sentito la necessità di esprimere loro solidarietà in un momento in cui tutti e 60 rischiano di trovarsi disoccupati. Lei non la pensa così ed è liberissima di farlo, ma moderi i termini, non occorre accusare falsamente gli altri solo per averla contrariata.
Io non mi sento nessuno, contrariamente a quanto lei insinua. Ma mi piace esprimere il mio pen- siero liberamente e se per una volta confligge con i suoi sapidi comunicati non si offenda, il mondo continua anche senza di noi. Tutto passa e va, tranne l’anima o i valori.
Sappia che certi suoi toni duri e il suo maldestro tentativo di farmi passare come un istigatore all’ille- galità oltre che come un manipolatore del pensiero altrui non mi spaventano, né spaventano i miei colleghi. Sono basito dai modi prepotenti e dall’alterigia di tanti politici calabresi, di destra e di sini- stra. Colgo l’occasione anzi per esprimere la mia solidarietà al collega del Quotidiano Michele In- serra, nei confronti del quale, il suo compagno di partito, Demetrio Naccari Carlizzi, in un’inter- cettazione telefonica della Procura di Reggio che ho visto solo ieri sul sito Ildispaccio.it (purtroppo mi era sfuggita in giorni concitati per la nostra testata la pubblicazione del testo sul Quotidiano) si è lasciato andare a parole inaccettabili e violente: «Gli farò una causa civile che dovrà donare gli organi o tagliarsi un piede». E altre cose del genere. Che tristezza...
Per fortuna ci sono nel Pd anche persone molto più disponibili di lei, onorevole Bossio, al confronto civile, che esclude il discredito gratuito dell’intelocutore. Una di queste è Sandro Principe che mi ha chiamato dopo lo stesso editoriale che ha acceso la sua ira. Abbiamo parlato di coraggio, di cultura, di valori e ci siamo ritrovati. Io, indipendentemente se le nostre idee coincidano o meno, lo apprezzo per la forza che ha avuto a continuare la sua azione politica dopo il trauma di un attentato, ma anche per la sincerità e la pacatezza con cui ha voluto precisarmi che quella sua frase sul “coraggio che non ha” era riferita all’indole che lo porta a tenersi alla larga dalle «basse beghe» della poli-tica calabrese, per averne in passato sofferto intimamente le conseguenze.
Sottolineo inoltre che il Magorno, da lei, onorevole Bruno Bossio, tanto osteggiato durante le primarie, ancora una volta con estrema disponibilità al confronto e al dialogo costruttivo, nonostan- te le critiche che spesso gli abbiamo rivolto, si è unito ieri al nostro appello per salvare l’Ora.
Non molti giorni fa, infine, per un nostra imprecisione su un articolo che riguardava la giunta Loiero, ho ricevuto le chiamate sia dell’ex governatore in persona, sia, poco prima, di Eva Catizone, che pur facendoci notare la nostra distrazione, ha usato toni e modi da vera signora."
i colleghi tutti di questa redazione mi avevano riferito della sua boria sconfinata e anche delle sue reazioni irose in caso di “lesa maestà”. E quindi la sua lettera, ahimé, mi conferma in pieno quanto mi era stato anticipato. D’altra parte, quando venivo in Calabria per le vacanze o per soggiornare dai miei, restavo stupito di come questa testata sembrasse praticamente il suo ufficio stampa, pubblicando ogni suo comunicato con inaudito risalto, corredato da veri e propri book fotografici. Mi stupisce poi l’interpretazione a dir poco som- maria che lei fa del mio editoria- le di ieri.
Il riferimento ai politici del suo partito che ho incontrato effettivamente a Scalea (e non a Faler- na, come ho scritto per un lapsus, di cui chiedo scusa ai lettori, rin- graziandola per avermi fatto no- tare la svista, ndr) non riguardava affatto la sua persona e non capisco perché lei lo abbia dedot- to, solo magari con la speranza di farmi passare per bugiardo. Inoltre, se fossi stato così anelan- te a un contatto personale con lei, come dall’alto di una considere- vole autostima lascia intendere, non avrei atteso il 1° marzo, ossia due mesi e una settimana dopo la mia nomina, a mandarle l’sms che menziona, al quale lei ha risposto sposto un minuto dopo ringra- ziandomi a sua volta “per non aver abbassato la testa”. Una cosa che evidentemente non ap- prezza se qualcuno leva il capo nei suoi confronti.
È vero che l’ho ringraziata del suo sostegno dopo il blocco della rotativa. Poi c’era stato il suo silenzio sulla questione del probabile sottosegretariato di Gentile, silenzio pubblico intendiamoci. Perché era sempre lei che chiamava un collega della redazione dicendo che non poteva esporsi in pubblico sul “caso Gentile” perché Magorno aveva dato l’ordine del silenzio.
Gravemente screditante e offensiva, lesiva da un punto di vista professionale e umano, è la bugia che scrive circa mie richieste di documenti secretati. Sappia che in piena riunione di redazione l’ho chiamata in viva voce alla presenza dei miei colleghi per chiederle come mai documenti re-lativi in modo particolare al “Sistema Rende” fossero pubblicati da altre testate e noi non vi avessimo avuto accesso. Le posi questa domanda, come ricorderà, perché, pubblicamente, politici dell’Ncd ci stavano accusando di “censurare” le notizie relative a magagne di uomini della sinistra. Lei mi spiegò che erano secretati, che lei stessa, pur facendo parte della Commissione Parlamentare Antimafia, non era riuscita a ottenerne una copia, avendola richiesta, e la conversazione si è chiusa così, all’insegna del reciproco rispetto.
Io non intendo “condizionare" la libertà di pensiero di nessuno (in tutta coscienza è sicura di non averlo mai fatto lei?), mi sorprende soltanto che un politico come lei che ha avuto così tanto (persi- no troppo) spazio in questo giornale e ben prima della mia venuta, tanto da procurare imbarazzi e battute poco piacevoli all’indirizzo dei miei colleghi, non abbia sentito la necessità di esprimere loro solidarietà in un momento in cui tutti e 60 rischiano di trovarsi disoccupati. Lei non la pensa così ed è liberissima di farlo, ma moderi i termini, non occorre accusare falsamente gli altri solo per averla contrariata.
Io non mi sento nessuno, contrariamente a quanto lei insinua. Ma mi piace esprimere il mio pen- siero liberamente e se per una volta confligge con i suoi sapidi comunicati non si offenda, il mondo continua anche senza di noi. Tutto passa e va, tranne l’anima o i valori.
Sappia che certi suoi toni duri e il suo maldestro tentativo di farmi passare come un istigatore all’ille- galità oltre che come un manipolatore del pensiero altrui non mi spaventano, né spaventano i miei colleghi. Sono basito dai modi prepotenti e dall’alterigia di tanti politici calabresi, di destra e di sini- stra. Colgo l’occasione anzi per esprimere la mia solidarietà al collega del Quotidiano Michele In- serra, nei confronti del quale, il suo compagno di partito, Demetrio Naccari Carlizzi, in un’inter- cettazione telefonica della Procura di Reggio che ho visto solo ieri sul sito Ildispaccio.it (purtroppo mi era sfuggita in giorni concitati per la nostra testata la pubblicazione del testo sul Quotidiano) si è lasciato andare a parole inaccettabili e violente: «Gli farò una causa civile che dovrà donare gli organi o tagliarsi un piede». E altre cose del genere. Che tristezza...
Per fortuna ci sono nel Pd anche persone molto più disponibili di lei, onorevole Bossio, al confronto civile, che esclude il discredito gratuito dell’intelocutore. Una di queste è Sandro Principe che mi ha chiamato dopo lo stesso editoriale che ha acceso la sua ira. Abbiamo parlato di coraggio, di cultura, di valori e ci siamo ritrovati. Io, indipendentemente se le nostre idee coincidano o meno, lo apprezzo per la forza che ha avuto a continuare la sua azione politica dopo il trauma di un attentato, ma anche per la sincerità e la pacatezza con cui ha voluto precisarmi che quella sua frase sul “coraggio che non ha” era riferita all’indole che lo porta a tenersi alla larga dalle «basse beghe» della poli-tica calabrese, per averne in passato sofferto intimamente le conseguenze.
Sottolineo inoltre che il Magorno, da lei, onorevole Bruno Bossio, tanto osteggiato durante le primarie, ancora una volta con estrema disponibilità al confronto e al dialogo costruttivo, nonostan- te le critiche che spesso gli abbiamo rivolto, si è unito ieri al nostro appello per salvare l’Ora.
Non molti giorni fa, infine, per un nostra imprecisione su un articolo che riguardava la giunta Loiero, ho ricevuto le chiamate sia dell’ex governatore in persona, sia, poco prima, di Eva Catizone, che pur facendoci notare la nostra distrazione, ha usato toni e modi da vera signora."
La sintesi delle correnti del PD, l'unità del partito calabrese, si realizza... nel Lessico Familiare.
FERNANDA GIGLIOTTI
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