venerdì 20 giugno 2014

Dubbi del fine settimana

Vi siete chiesti in che modo le mafie reclutano i loro picciotti, i loro killer, i loro manager, i loro uomini di affari? E in quali fasce sociali le
massonerie reclutano i loro adepti?  E l’Opus Dei o Comunione e Liberazione? O anche un semplice club filantropico? Pensateci.
Per una serie di ovvie ragioni e di logiche deduzioni sarete ineluttabilmente costretti a convenire che,   dopo la obbligata  selezione e collocazione dei componenti la Famiglia,   si  sceglie  il meglio che c’è sulla piazza, perché solo così si può vincere.
Reclutarli da piccoli, magari bravi e poveri in canna, e  “crescerli  a loro immagine e somiglianza”, formattarli, creando legami di testa e di sangue, alimentando il senso, il bisogno e l’utilità  dell’appartenenza, è il metodo  migliore.
Del resto  un killer deve essere affidabile, avere sangue freddo e una  buona mira, mica può essere reclutato perché figlio del nipote dell’amico dell’amante dell’On.le xxx.
Un manager, un uomo d’affari, un narcotrafficante, un venditore di morte o di titoli azionari e obbligazionari tossici,   deve essere competente, scaltro, conoscere le lingue, essere spregiudicato ma anche raffinato se occorre, camaleontico,  capace di introdursi nei salotti buoni e nelle stanze del potere dove una “coppola” e una “lupara”, devono sapersi mimetizzare perché, nude e crude, sarebbero troppo ingombranti e troppo poco glamour.
Nelle massonerie, nell’Opus Dei, in Cl, nei  Club filantropici, si scelgono per appartenenza a lobbie, per capacità di influenza, di buone relazioni, di mutuo soccorso tra famiglie  forti e potenti che si potenziano a vicenda. Di certo non si circondano di sfigati, sfaccendati, incompetenti, a meno che non siano ricchi e blasonati, con nomi pesanti e con un  conto corrente ingombrante, che comunque una qualche utilità la può produrre, a prescindere.
 In tutte le organizzazioni che rappresentano l’Altro Potere rispetto a quello dello Stato Laico (si fa per dire) e in quelle dell’Antistato criminale,
quindi, il merito, il talento, il senso di appartenenza, l’affidabilità, la passione, rappresentano il minimo richiesto per entrarne a farne parte e per
potervi rimanere e beneficiare dei servizi, delle opportunità, dei vantaggi che l’organizzazione garantisce ai suoi “cittadini”.
E nello Stato laico? Come sono stati reclutati i servitori del nostro Stato?
Con i concorsi pubblici, direte voi, raccomandati forse, ma sempre concorso per titoli ed esami!
E no, direi io, perchè al blocco dei concorsi pubblici, almeno nella Pubblica Amministrazione regionale, provinciale, comunale, è seguito l’affidamento in outsourcing dei servizi pubblici  o i lavori a progetto con le società cooperative, le associazioni, le società interinali, in cui il reclutamento è a tempo determinato rinnovabile  o con partita iva, la selezione è discrezionale, anzi, è necessariamente affidato al politico di riferimento che così ha la possibilità di creare e mantenere, con il rinnovo del contratto, il consenso elettorale con i soldi pubblici. Più facile della raccomandazione, più veloce,
più controllabile dal politico di riferimento, che poi è controllato dalla ndrangheta che gli fornisce i voti, dalla massoneria che gli crea la rete di
governo trasversale  grazie al quale  “loro” vincono anche quando perdono,  dall’Opus Dei, Comunione e Liberazione  che gli dettano l’agenda di Governo, dai banchieri e dalle grandi imprese che lo tengono sul libro paga.
Mi sorge un dubbio atroce: vuoi vedere che faccio parte dell’Antistato, mio malgrado?


 

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