mercoledì 28 maggio 2014

Non me ne vogliate...

Non me ne vogliate: non è per spocchia o per mancanza di rispetto, ma è la conoscenza della fatica che in questi anni sopportano le persone, le famiglie e le aziende per sopravvivere, per non morire, per non fallire, gli uni e gli altri, dipendenti e datori di lavoro, vittime impotenti della Pubblica Amministrazione inadempiente, di uno Stato usuraio e estorsivo, di una giustizia lenta e inadeguata che, nei fatti, suo malgrado tutela i delinquenti e che punisce chi chiede tutela e invoca uno Stato di diritto, che mi fa vergognare di essere un avvocato.
 Sì, è così, e molto più spesso quando mi si chiede che lavoro faccio, sorvolo, glisso, perché dire di essere avvocato non significa più esercitare la professione più nobile che ha reso possibile l'affermazione degli Stati moderni, ma è quasi come confessare di essere nella migliore delle ipotesi un azzeccagarbugli, un leguleio, un traffichino, un imbroglioncello, un cacciatore di taglie, uno che vive e si nutre alimentando l'ingiustizia, le disfunzioni, favorendo la crescita del debito pubblico, anzi avendo contribuito a produrlo tanto quanto la cattiva gestione della sanità.
Oggi appartenere a questa categoria professionale significa purtroppo condividerla anche con molti, troppi colleghi, che esercitano la professione forense come certi chirurghi la professione medica: certificare una diagnosi infausta, ovvero promettere una guarigione impossibile, per convincere il paziente ad una operazione inutile, se non addirittura dannosa, e ciò solo per aumentare il proprio guadagno personale.
Non è solo un modo di intendere, vivere e praticare la professione forense o quella medica, ma è indicativo della considerazione che ognuno di noi ha delle persone, dei propri clienti, dei propri pazienti.
Ed è la misura del valore che si da alla vita, anche a quella propria di uomini di legge, di scienza e di chiesa.
Nessun cambiamento è possibile, a nessun cambiamento si può aderire, se non siamo disposti a cambiare noi stessi prima di chiedere di cambiare a coloro che vivono fuori dall'uscio della nostra casa.


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il raggio verde

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